mercoledì 31 agosto 2011

La sindrome da rientro

Ci avviciniamo alla fine di Agosto. Questo segna l'immancabile il ritorno alle attività lavorative e al solito tram tram.

Con l'approssimarsi della ripresa ecco apparire una serie di consigli per ovviare alla sindrome del rientro!

Cos'è la SINDROME DA RIENTRO?

(cito un pezzo di un'articolo letto sul web)


"Il rientro dalle vacanze comporta inevitabilmente dei cambiamenti repentini; ricomincia il tran tran giornaliero e per molti c’è il caro vecchio lavoro che li aspetta. Di quel benessere e di quella tranquillità che accompagnavano le nostre giornate durante il periodo di vacanza ne resta solo il ricordo.Il ritorno alla “quotidianità” viene spesso vissuto in modo traumatico e questo stato di “malessere” che ci accompagna nei primi giorni di ritorno a casa, viene definito depressione post-vacanze. Si è invasi da un reale stato di disagio fisico e psicologico  che in genere tende ad abbandonarci nel giro di una decina di giorni."
E ancora...

"E' la sindrome nota come 'post vacation blues' , colpisce, come sottolinea lo psichiatra Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano, "ormai circa il 35% della popolazione, con maggior incidenza tra i 25 e i 45 anni". Più di un italiano su 3, dunque, rischia di soffrire il rientro a tal punto da 'somatizzarlo'. I sintomi? Senso di stordimento, calo di attenzione, digestione difficile, mal di testa e dolori muscolari. Ma anche ansia, abbassamento dell'umore, senso di vuoto, atteggiamento distaccato e irritabilità".

A te è capitato?

A me si!



Con una precisione mostruosa questa sindrome mi ha sempre colpito con enfasi sempre maggiore nel corso degli anni. Ne ho anche tenuto traccia in un paio di post, Rientro dall'AmericaLe mie ferie.

Che fare dunque?
Be... se volete ci si può sbizzarrire, c'è chi ti consiglia l'uva come antidepressivo, chi ti dice di non perdere le abitudini come fare una bella passeggiata ecc...

Personalmente, se foste colpiti da questa sindrome, consiglierei di convertire questa negatività in positività.
Come?
Al solito non credo nelle singole ricette ma se può essere d'aiuto pubblico per esteso l'intervista fatta a Simone Perotti che risale al novembre 2010.
A me è servito ragionare su queste considerazioni quando ero colto dalla Sindrome da Rientro;-)

Buona lettura e... buone riflessioni





Domande:

1.      Qual è il denominatore comune tra persone come te, ex manager quotato e ben accreditato che abbraccia il DS, e le persone meno affermate (aziendalmente parlando) ma che ugualmente scelgono di fare il salto ? Qual è la motivazione che devi avere per realizzare la tua scalata?
Quello che si fa quando si decide di cambiare non è molto importante. Il punto non è diventare qualcuno per poi cambiare. La constatazione di molti è che, qualunque cosa si sia fatta fino ad oggi, nelle nostre vite manca libertà e benessere. Senza tempo, senza libertà, non possiamo compierci come uomini, tentare la via dell’autenticità, godere dei nostri anni migliori. Questi anni buoni finiranno, e allora sarà tardi. L’idea del cambiamento nasce da questa constatazione, semplice, se vogliamo scontata, ma terribilmente vera.
2.      La spinta emotiva è un motivazione che va coltivata? Come si fa a evitare di reagire d’istinto?
Tutti i grandi sogni naufragano per eccesso di emotività, per mancanza di pragmatismo. Io inneggio a una nostra collettiva, comune evoluzione sul tema del sogno. Siamo tutti bambini, immaturi e inesperti, quando parliamo di sogni. E’ l’attività su cui abbiamo studiato e lavorato meno. Che un sogno naufraghi per mancanza di pragmatismo e organizzazione è impensabile. Dobbiamo tutti prendere atto che non sappiamo produrre sogni ambiziosi ma realistici, che non poggino né nell’utopia né nell’eccesso di realtà. Partire da questo significa fare mente locale, prendere carta e penna, essere caldi quando serve e freddi quando è necessario. Se un uomo non prende tutte le contromisure necessarie per evitare che fallisca il suo sogno è un immaturo, deve farsi carico della sua condizione e lavorarci.
3.      Come si lavora per costruirsi il proprio equilibrio?
Ogni giorno. Ogni stramaledetto giorno. Senza alcuna pausa. Se troviamo la forza di andare in palestra per mantenere il nostro fisico in buono stato, allora dobbiamo trovare la forza per occuparci del nostro spirito, nella nostra psiche, che è la nostra parte più violentata e reietta, nella cultura in cui viviamo. Ogni giorno occorre stare un po’ da soli, fare esercizi di meditazione, prendere carta e penna e fare la lista delle nostre fragilità, delle nostre debolezze, lavorarci su con umiltà e impegno, allenarci a trascorrere il tempo soli, senza additivi esterni (tv, droghe…) stando bene, pensando cose positive, dissotterrando da dentro di noi tutti gli spunti interessanti della nostra vita. Occorre che diamo spazio alle nostre passioni, a quel che siamo o che vorremmo diventare. Se capiamo che non sappiamo bene, con chiarezza, quali siano le nostre inclinazioni, dobbiamo ammettere che siamo malati, e dobbiamo curarci, cercare, capire. Di lavoro ce n’è, servono anni.
4.      Lo scrittore afferma che per cambiare vita non occorrono tanti soldi, solo “equilibrio con se stessi e una lunga preparazione”. Come si realizza?
Un uomo saldo, che sta in piedi sulle sue gambe, che ha lavorato alle sue fragilità, che ha un equilibrio e vive in una qualche forma di armonia col proprio mondo, ha bisogni bassi, semmai ha dei desideri. Con pochi bisogni servono pochi soldi, ma più tempo. Ecco come tutto si inverte.
5.      Un consiglio su come affrontare l’uscita dal mondo del lavoro. Nel libro accenni a ricorrere a un avvocato. Ritieni sia utile anche per un lavoratore dipendente senza un contratto da manager?
In generale, le aziende sono organizzate male, in modo approssimativo, sono distratte. In questa fenditura è possibile trovare risorse, opportunità. Senza attrezzarsi dal punto di vista legale, a volte, si hanno spiacevoli sorprese. Io dico solo che con le aziende, che quando devono sono spietate con noi, occorre essere duri e preparati. Non è un mondo facile, meglio combattere con una buona scorta.
6.      Qual è la paura più grande che ci fa indietreggiare e come vincerla? In generale come si affrontano le paure al meglio?
La paura di cambiare, cioè di trovarci a dover ricominciare. Fa fatica cambiare, serve coraggio e voglia. Alla fine abbiamo paura di trovarci senza niente, soli, senza denaro. La paura più ancestrale è la paura di morire di fame. Ma è una paura fittizia, viene dai media, è irreale. Nessuno muore più di fame nel nord-ovest del pianeta
7.      Per cambiare veramente bisogna avere il coraggio di progettare, con calma, senza fretta, e di lavorare duro, nel tempo, come?...due idee?
Siamo poco pragmatici. Non so perché ma l’idea di alzarsi una mattina e fare un programma a medio termine, diciamo di cinque anni, scrivendo quel che si vuole, obiettivi, e come lo si vuole raggiungere, strategia, e anche cosa costerà, budget, cosa ci manca, strumenti, organizzando verifiche semestrali su come va la realizzazione del piano… ecco, questa semplice attività, che magari facciamo benissimo per gli altri, per l’azienda, per conto terzi, per noi non siamo in grado di farla. Perché? Già porsi questa domanda è un buon inizio. Nessun uomo motivato, che abbia voglia di fare, fallisce. Falliamo sempre noi, per mancanza di motivazione, per distonia tra quel che vogliamo e i mezzi che abbiamo. Non esiste né la provvidenza che ci aiuta né la malora che ci aspetta al varco. La maturità è capire questo. E fare.
8.      Le armi che il Sistema usa contro di noi. Occorre combattere con le stesse      armi e poi abbandonarle. Come, in che senso?
La realtà, il Sistema economico e della comunciazione, lavorano come ho appena spiegato. Dunque anche noi dobbiamo attrezzarci, essere concentrati e concreti. Se alla fine del percorso c’è la realizzazione del nostro sogno, vale la pena.
9.      Ma la difficoltà cioè ciò che rende il Downshifting una cosa forse non per tutti, sono le doti morali, la tensione verso i propri sogni, la determinazione nel desiderare e realizzare una vita diversa, una vita di libertà?
Beh, certo, se uno desidera qualcosa ma poi non tende naturalmente a quella cosa, non è disposto a impegnarsi, non vuole faticare per averla… allora non la merita. Capire questo però è un buon punto. Così smette di desiderarla, ammette che non è roba per lui e si rasserena, vivendo quel che ha come la cosa migliore che può essere e avere. Anche questa ammissione, questa consapevolezza è cambiamento, è saggezza. Io sono cresciuto quando ho capito che non sarei mai stato il terzino sinistro del Milan. C’era già Maldini, quasi mio coetaneo, e non c’era storia.

10. Il segreto sta forse nel raggiungimento di un equilibrio interiore che prima forse non aveva?
Esatto. Ma soprattutto capire che per averlo dovevo lavorare, non attendere. L’equilibrio non viene dall’alto. Dall’alto piove e vengono giù i fulmini.

11. Come si vive senza stipendio hai fini fiscali? Cioè quando lavori tipo nel tuo caso avendo ingressi differenti, hai la partita iva? Come ci si deve comportare per rispettare le leggi italiane?
Ci sono varie opzioni. Basta chiedere a un commercialista

12. Nel libro  scrivi” La conoscenza di se come primo passo” (pagina 38) Ci sono dei “facilitatori esempi libri,metodologie esempi di altre persone?). “ Un uomo consapevole è già un essere sulla via della libertà, sfugge già a molti condizionamenti”, sembrerà una domanda strana ma, come la raggiungo tale consapevolezza? Parli anche di auto check   cercando di individuare cosa faremo della libertà/tempo.
A questo ho già risposto. Nei miei libri ci sono anche bibliografie di altri testi utili o citazioni di grandi maestri, che aiuta molto leggere. Ma il lavoro fondamentale e principale si fa da soli. Ripeto: dieci minuti al giorno. Ogni cosa accade, se ci lavoriamo almeno dieci minuti al giorno.

13. Una volta in un post ha scritto uno che asseriva di vivere con 5000,00 all’anno? Ne sai qualcosa? Come fa?
Lo invidio, io vivo con 9.000. Circa 800 euro al mese. Un single sano può tranquillamente vivere con questo denaro. Giornali e televisioni dicono che la vita è cara, che tutto costa tanto. Non è vero. Fuori da alcune grandi città la vita per un uomo sobrio non è affatto cara. La rende cara il nostro bisogno di droghe, oggetti, strumenti palliativi della nostra angoscia. Ma se un uomo è in equilibrio è tutto possibile. A basso costo.

Un ringraziamento a Simone per le risposte e un augurio a chi ha letto l’intervista che si realizzino presto i vostri Sogni.

Live is simply take it easy

 Alberto

 P.S. 

Ho scovato anche quest’altra intervista che inserisco perché la ritengo utile:
di Daniel tarozzi:

Intervista a Perotti di Daniel tarozzi:

“Simone Perotti, che cos’è per te il cambiamento? Avere il coraggio di sognare, poi pianificare il sogno, poi decidere e andare. Il cambiamento non è mai fine a se stesso. È un passo, ogni volta, verso l’idea che si ha di sé, ciò a cui si vuole somigliare sempre di più. Quando hai deciso di cambiare vita e perché? Per essere più libero. Un percorso deciso inconsciamente 13 anni prima e realizzato nel tempo, sempre più lucidamente, con pensieri, azioni, programmi. Un percorso. Ci sei riuscito? Direi di sì. Anche se mi accorgo che il cambiamento in sé può anche essere compiuto con un gesto, ma il vero cambiamento è un ulteriore percorso che, dopo quel gesto, inizia e ha un suo sviluppo non immediato. Cambiare non è un momento, è un inizio. Credi che il tuo libro possa stimolare le persone a cambiare o è un processo individuale che deve maturare singolarmente? Entrambe le cose. Chi capisce il mio libro capisce la testimonianza di un uomo che ha assunto su di sé, come individuo, la responsabilità delle proprie cose, della propria vita. Chi vuole farlo non può evitare questa responsabilità. Quali sono le più grandi difficoltà nel “cambiare”? Avere un sogno, cioè capire che oltre alla “libertà da” è necessario aver compreso la “libertà di”. Ciò che si intende fare quando si cambia. Cambiare non è solo allontanarsi da, ma avvicinarsi a. E i vantaggi? Ottenere quello che si desiderava, liberare la memoria del sogno e poterla riempire con nuovi progetti. Credi che il cambiamento sia un punto di partenza o di arrivo? Come dicevo è un punto di partenza mescolato a un punto di arrivo. È un cambiamento di stato, un passaggio, che serve a un nuovo percorso. Come quando si svolta a un bivio. Svoltare serve a cambiare direzione, poi c’è la strada davanti… Tu vuoi ancora cambiare? Se sì, che cosa? Io sono in marcia. Essere liberi è difficile, bisogna lavorare tanto. Io ho inziato questa rotta, ora devo ancora navigare parecchio. Il tuo libro si chiama “Adesso basta”. Perché? Perché le cose vanno fatte adesso, quando si vivono ancora “gli anni buoni”, dopo sarebbe ancora possibile, ma sarebbe peggio, con meno verve, meno tempo, meno energia. E poi “basta”, perché basta così, è sufficiente quello che ho fatto fino ad oggi nella vita normale, ho dato il mio contributo, credendoci molto, a un sistema che oggi mi pare fallito. Adesso basta. Nel tuo libro parli di cambiamento individuale. Credi anche nel cambiamento collettivo? E questo come può accadere? No, non ci credo. Credo che il mutamento collettivo come conseguenza di idee che aggreghino energie, lotta, rivendicazione, sia un processo finito. Oggi è possibile, più che mai, il cambiamento individuale, cioè comportarsi ora, subito, individualmente, come si ritiene che ci si debba comportare per fare del proprio mondo un mondo migliore. E’ evidente che 10, 100, 1000 uomini che cambiano individualmente mutano la società. Ma questa è una conseguenza, non un punto d’inizio. Secondo te, come mai tante persone si lamentano della loro vita ma hanno difficoltà a cambiarla? Perché l’organo che produce i sogni si è atrofizzato. Siamo applicatori, esecutori, non ideatori, ormai. Occorre rinfrescare l’uso di quell’organo, fare in modo che si rafforzi, prenda coraggio, partorisca sogni ambiziosi ma realistici, e poi l’intero sistema si metta in moto per lavorarci. Concretamente. Mancano le idee individuali, la coscienza di sé e il coraggio per realizzare quel che si è partorito interiormente. Ecco perché siamo una società in decadenza. Vuoi dire qualcosa ai nostri lettori? Un uomo saldo sulle gambe non lo sposti con una spinta. Un uomo determinato non lo smonti con le difficoltà. Un uomo più in equilibrio sceglie e va. Credo dovremmo tutti cercare di essere un po’ meno impauriti e un po’ meno in bilico. La società ne avrebbe un bel vantaggio. Ma soprattutto vivremmo meglio tutti noi.”




11 commenti:

  1. Ciao,

    mi è successa una cosa strana, leggendo il post mi è sembrato... "vecchio". Non perchè le cose scritte non siano vere, affatto, ma sono appunto "vecchie". Noi scegliamo le cose "vecchie". viviamo cose "vecchie". Applichiamo (cerchiamo di applicare soluzioni) "vecchie". Cerchiamo soluzioni che potevano andare bene negli anni '60 quando l'impatto della modernità, dell'industrializzazione, del cambiamento di costumi ci ha colti impreparati, ma alla fine siamo rimasti lì. Ci sono voluti cinquant'anni per scoprirsi ammalati. Questo vuol dire che "quelle" soluzioni non vanno bene, perchè presuppongono un tempo di consapevolezza, applicazione, cambiamento, tali che... quando abbiamo fatto tutto per benino, quando abbiamo trovato la "cura", la vita è già trascorsa finita.

    I "problemi", chiamiamoli così, sono vecchi, ma anche le "soluzioni". E' tutto vecchio. non può andare bene, è già sorpassato, il mondo è cambiato, ciò che permette all'uomo di fronteggiare gli eventi è sì l'esperienza, ma soprattutto la creatività nell'affrontare le situazioni nuove. C'è una carenza di creatività in giro che è spaventosa, si procede per accumulazione, sedimentazione, prova, riprova e straprova, quando fai bene le cose la cura stessa è vecchia, il batterio ha sviluppato nuovi ceppi.

    Noi non possiamo più parlare di reddito, rendita, socialità, generazioni, etc... nell'arco di dieci anni sono saltate tutte le certezze, i modelli di cui si parla oggi, anche se avessero solo dieci anni, quindi "recenti" sono totalmente inadeguati. E' una lotta contro un avversario che muta continuamente, tu non puoi restare lo stesso, non puoi avere un modello fisso "sapienziale", e neanche "creativo" in senso classico, ma reattivo. Occorre liberarsi di tutto ciò che è inutile e forse nell'inutile rientrano anche le soluzioni di ieri, fare tabula rasa, ripartire senza paura, leggeri. Per un solo motivo: non c'è alternativa, nè per il ricco, nè per il povero, nè per il downshifter, nè per il disoccupato: questo mondo divora tutti.

    Nel mio ultimo post gli ultimi commenti parlano proprio di "vacanza" e "non rientro" in fondo.

    Ciao.

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  2. Grande Exodus, in certe occasione è prolisso come il vecchio testamento, ma nel complesso non posso che quotarlo. Il percorso non ha obiettivi o svolte repentine, non è un'entità esterna quanto uno stato d'essere. I parameti con cui rapportarsi non sono prefissati, i cambiamenti devon esser evolutivi e non involutivi. Ora vado altrimenti divento come l'amico sopra.
    Buon percorso a tutti. ;-)

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  3. Eh, eh, io del Vecchio Testamento mi studio anche le genealogie degli antenati... :-)

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  4. Exo, Mi sono preso un po' di tempo per risponderti perché all'inizio condividevo la sensazione che descrivi qui cioè quella di leggere un pezzo "vecchio".
    Riflettendoci su più che vecchio considero questo testo "scontato".
    Rileggendolo oggi mi sembrano concetti scontati per chi vuole seguire un certo tipo di percorso. Mi rendo conto però che i miei pensieri oggi, col senno di poi, non sono i pensieri che animavano la mia testolina quando ho fatto questa intervista.
    Scoprire l'acqua calda? Può essere ma nella frase (tu non sei la tua mente) c'è un verità nascosta molto molto bene. Ehi, quasi come in "camminare senza lasciare tracce"!!! Il potere delle parole è incredibile se usato correttamente.
    Ognuno di noi compie diversi percorsi, a volte incrocia qualcuno o qualcosa e coglie ispirazione per il suo percorso. Continuo a pensare che l'esempio di altri attivi a mille i neuroni specchio.

    # Marck, un'amico mi ha detto una volta che il cambiamento è un cancello che si apre da dentro.
    Niente di più vero!
    Un saluto amici virtuali.. mi piace un sacco riflettere su questi scambi di vedute!
    Ciao
    Live simply take it easy
    Alberto

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  5. i principi del cambiamento sono vecchi solo in due casi Exodus: il primo è dopo che il cambiamento lo abbiamo effettuato. Il secondo è quando decidiamo che non possiamo e allora inventiamo qualcosa per destituire di fondamento quegli stessi principi. Ad esempio sostenendo che sono vecchi o che ci vuole troppo tempo etc. Ciao! Simone Perotti

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  6. Ciao Simone, sto Exo non demorde vero?! Se non trova il pelo nell'uovo non è contento ha ha , va che scherzo exo sei un mago a mandarmi in riflessione per ore.
    Una domanda al Perotti....mi chiedevo ma a te che effetto fa rileggere un'intervista di qualche tempo fa?
    Ciao a tutti
    Live simply take it easy
    Alberto

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  7. Devo dire che voi fate veramente sul serio, beh, anche io, ma con toni completamente diversi e con l'amore per la scrittura e la ... chiamiamola fiction, che sovrasta un po' tutto.
    Per me invece continua ad essere tutto nuovo, sono ancora tanto fragile, ho paura di morire di fame e fumo per non pensare. E ho anche un iPad che è un palliativo per la mia angoscia, come le mie scarpe e tante altre cose. Ma oggi vado a vedere una mini-casetta sulla spiaggia al lago e il mio cuore è incredibilmente colmo di emozione.
    LaStancaSylvie

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  8. # Sylvie,

    Beh, se non provi la fame, coi tempi che corrono, non puoi smettere di aver paura. Quando l'hai provata, e sofferto, e superata, comprendi che la supererai anche la prossima volta.

    Ed è più facile che tu muoia di fumo che di fame.

    Io non voglio essere cattivo, davvero, ma voi me le tirate... Arrgghhh... la casetta sulla spiaggia è solo un altro oggetto, è l'Ipad un po' più grosso, il tuo cuore è pieno di emozione, se la gente innamorata dopo un po' divorzia, figurati se la passione per una casa dura di più... Beh, sì, coi tempi che corrono (ancora) si da' più fiducia ad una casa che a un rapporto.

    Adesso ti racconto una (bella) storia, finita un po' male, ma che racchiude il senso della vita e della sua ricerca, l'hanno scritta qualche migliaio di anni fa, ed è ancora lì anche se si stenta a capire quanto sia importante, quanto racchiuda tutto in sè:

    C'era uno che aveva tutto, ma proprio tutto. Era ricco, bello, alto in un modo che oggi non è neppure concepibile, Pieno di saggezza, intelligenza, sapienza, viveva in piena armonia con la natura che lo circondava, i fiumi, gli animali, le piante. Era al centro di tutto ne era il custode, coltivava il suo spirito come voleva e quando voleva, non aveva vincoli di sorta e la sua mente abbracciava cose che noi neppure immaginiamo. Era il più alto grado evolutivo mai raggiunto dall'uomo. Altro che downshifting, successo, e ricchezza. Era il centro di questa terra.

    Però era sempre depresso. Era in pace ma non aveva quella vitalità che avrebbe dovuto possedere, per cui era stato concepito.

    Allora il suo creatore lo guardò bene, ebbe pietà della sua condizione, sì gli fece pietà perchè anche se gli aveva dato tutto e non aveva problemi, non era felice. Gli aveva dato tutta la compagnia che poteva desiderare, che l'uomo amava e apprezzava, ma si sentiva solo, perchè:

    "non trovò un aiuto che gli fosse simile. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse:
    «Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa"

    Essa è "cosa mia". E' come me. Siamo uniti da sempre, lei proviene da me. Non aveva mai visto una donna, poteva essere un altro animale, ma la riconobbe subito come "qualcosa di suo", che gli apparteneva da sempre. Nessuno gli ha spiegato cos'era, l'ha riconosciuta subito. Il primo colpo di fulmine della storia.

    Ecco, se Adamo ed Eva non si ritrovano, possono avere tutta la vita che desiderano non saranno mai felici e si annoieranno sempre. La gente fa saltare i matrimoni e si tiene il downshifting. Non siamo programmati per essere felici con la bellezza della natura, Adamo ce l'aveva e alla lunga si annoiava. Adamo voleva essere completato. Quando vide Eva rimase sbalordito. Tutto quello che c'era intorno a lui non era "cosa sua". Ma Lei no, la riconobbe subito, Lei era "come me".

    "i due saranno una sola carne. Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna". Ergo, entrambi se ne fregavano altamente di tutto, stavano insieme e basta.

    Ecco, prima di investire sul resto è meglio investire su questo. Può andare male, certo, ma in natura per l'uomo non esiste fonte più grande di felicità. Siamo stati creati così.

    Ciao!

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  9. Exo Leggendo questo pezzo....mi sento ancora più fortunato!
    Se ho capito bene la morale, il concetto chiave è "la cosa TUA". Sembra un po' il concetto della metà della mela che non può essere un'altra mela ma la mela stessa. Forse la vita è questo, un'insieme di modi differenti di assemblare le mele:-)
    C'è chi si accontenta di una metà diversa, che si accompagna. Altri che si adattano a stili simili e altri ancora che cercano l'esatta metà della mela!
    Non vorrei fosse forviante il concetto coppia. Quest'idea è espandibile a tutto. Avere l'ipad non diventa più un simbolo dell'apparire ma dell'essere. Io uso apple perché si adatta bene hai miei schemi mentali e mi permette di essere più creativo perché ho meno barriere tecnologiche ad impedirlo.
    # Sylvie, mi sembra che ci siamo quasi ma il caos non è ancora sovrano al punto giusto! Quando dici che ti si riempie il cuore per l'immagine della casetta sulla spiaggia al lago, ti emozioni per l'idea di viverci dentro o per l'idea dello sperimentare un tipo di vita differente?
    Sapete, mi piacciono le domande, me ne pongo sempre tante.
    Quella che mi assilla in questo momento è se vaccinare o meno mio figlio.
    Vado a fare due passi nel verde
    Live simply take it easy
    Alberto

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  10. Alb, leggiti l'ultimo post di MArk.

    Dato che sono siciliano di origine potrebbe anche essere.. "COSA NOSTRA"!!!

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  11. Eh eh Exo, direi proprio di si! Ti ci vedo con la clava in una mano e la donna nell'altra! Rimango dell'idea che la donna e la necessaria meta della stessa mela, il problema è trovarla!!!!!

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I commenti sono un'ottimo esercizio di brainstorming

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