martedì 4 ottobre 2011

Un ritiro di Meditazione...

Questa foto l'ho fatta io
.....ci trovo un che di....
Quello che si è appena concluso è stato un weekend diverso.
Lo definisco così perché non è usuale sentire parlare di una 4 giorni dedicata alla meditazione. 
Beninteso.. non è usuale per un cattolico come me, che dalla meditazione ha sempre e solo cercato di ricavarne i benefici a medio breve periodo. L'aspetto spirituale della meditazione non l'avevo ancora preso in considerazione e visti i risultati più che soddisfacenti nel medio breve periodo della pratica della meditazione, mi sono deciso a partecipare ad un ritiro spirituale buddista. 
L'incontro si è tenuto a Scapezzano nelle colline di Senigallia. La struttura che ci ha ospitato è un'albergo, dotato di tutti i confort, costruito all'interno di un ex monastero. La cornice all'interno della quale è inserito l'albergo sono delle maestose colline, perfettamente arate al grosso e finemente ricoperta di ulivi, cipressi, oleandri, pini marittimi e casolari incastonati qua e la che sembrano magistralmente dipinti su questo meraviglioso sfondo. ..... insomma c'è da perdersi solo per il posto figurati dedicare 4 giorni a sperimentare varie tecniche di meditazione;-)
L'incontro si è chiuso ieri dopo appunto 4 gg. dedicati a sperimentare varie tecniche e meditare in gruppo. Sono stati 4 gg. di ritiro. Il programma era fittissimo dalle 18.00 di giovedì scorso ho seguito questi ritmi:

Inizio ore 7.00 con meditazione poi saluto al sole, poi colazione, poi alle 9.00 meditazione che durava tutta la mattina con una pausa di 30 minuti, poi pranzo alle 13,30 alle 15.00 si riprendeva a meditare fino alle 19.00 alle 20.00 cena e alle 21.00 meditazione fino alle 22.30.
Insomma in questi 4 giorni ho avuto da fare!....
Si è capito che sono stati 4 gg. intensi e inizialmente si potrebbe dire "si ma che palle con tutto quello che potevi vedere sei stato 4 gg. in albergo a meditare?"
In effetti il programma così fitto mi ha fatto venire questo cattivo pensiero sin dal primo giorno, poi ho risolto decidendo il secondo giorno che saremmo rimasti un po' di giorni in più nella ridente località :-)
Quindi ora sono a bordo piscina e nei prossimi giorni vi scriverò le impressioni e ciò che mi porto a casa da questa esperienza, o meglio a casa ce li porterò quando rientreremo perché per il momento ho intenzione di godermi l'attimo;-)

Live simply take it easy
Alberto

7 commenti:

  1. Molto interessante la tua esperienza, sfata alcuni luoghi comuni duri da morire.

    Il primo è che l'ambiente buddista sia un ambiente "libero" a differenza di quello occidentale così vincolato. In realtà so che le scuole buddiste sono vere caserme in cui devi passare ore fermo a meditare e se ti addormenti ricevi una botta sulle spalle. Loro lo chiamano "massaggio rinvigorente". La disciplina è tutto e il rispetto degli orari fondamentale. Anzi, il tempo è fondamentale e il suo buon uso, gli impiegati al confronto sono hippies indisciplinati, troppo liberi di fare ciò che vogliono. Parlo di un confronto naturalmente tra la vita in una Comunità religiosa e la vita civile.

    Ma anche il buddismo praticato fuori dai monasteri è impregnato di una grandissima auto-disciplina, che poi diventa libertà non appena la si accetta.

    Nei seminari cattolici c'è più libertà, ma ugualmente devi sottostare a regole rigide.

    Questo per dire che non basta meditare e che non si possono, come viene fatto in occidente, edulcorare scuole millenarie di vita e di pensiero. La verità è che queste scuole si basano sullo sviluppo di una quotidianità con disciplina ferrea e precisa. Non "ciò che ho voglia di fare", ma ciò che "è mio compito fare". Solo all'interno di quest'ambito mentale iniziale poi si trova la propria dimensione di essere, il proporio spazio di libertà che copre ogni fatica, ogni domanda, e svela ogni illusione.

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  2. Caro Exodus hai proprio ragione.
    E' la costante applicazione alle virtù, del quale parlo nel successivo post, che fa la differenza. Andare a messa o meditare sono solo strumenti, la vera realizzazione arriva da una costante e rigorosa disciplina nel trasportare nel quotidiano ciò che ci ripromettiamo durante i momenti spirituali. Facile a dirsi difficile a farsi. Difficile ma non impossibile.
    Quest'esperienza mi ha lasciato parecchi spunti riflessivi.
    Il bilancio è sicuramente positivo :-)
    Un saluto da Scapezzano Beach;-)
    Live simply take it easy
    Alberto

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  3. Io non credo che sia difficile.

    Credo sia anzi una cosa innata.

    Difficile è liberarsi da tutto ciò che ha coperto la "naturalezza" con cui un bambino non distingue momenti "ordinari" da momenti "speciali". sono tutti speciali. Allo stesso modo siamo noi che decidiamo una partizione tra momento "meditativo" e momento "ordinario". Addirittura questa partizione richiede uno sforso di "separazione" che noi compiamo ogni giorno per tentare di separare i vari ambiti, non farli collidere nè coincidere.

    Non credo che sia difficile vivere ogni attimo come una meditazione. E' difficile cacciare tutti quei pensieri che vogliono soffocare l'attimo. Anche in mezzo alle incombenze, al lavoro, al traffico, lo so per esperienza, uno spirito allenato trova pace. E allo stesso modo, anche in mezzo alla giornata più priva di impegni che si possa immaginare, uno spirito irrequieto vive la sua guerra.

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  4. Si trovo giusto quello che dici. In sostanza per una buona parte della vita accumuliamo false credenze e limiti che ci danneggiano. Poi nella migliore delle ipotesi, quando lo capiamo, cerchiamo di dedicare il resto della vita a combatterle per riscoprire l'equilibrio e la gioia e il distacco dall'io collettivo.
    Nel seguire questo percorso , perdersi nel classico bicchier d'acqua è un'attimo anche perché i nostri limiti sono duri a morire.
    L'allenamento come scrivi è la chiave di volta, anche se la via adamantina rimane la fede!
    Buon pomeriggio
    Live simply take it easy
    Alberto

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  5. Interessante essere "cattolici" e seguire la via larga della realizzazione spirituale di origine magico-tantrica qual è quella del buddhismo, specie se tibetano. Più che la disciplina ferrea della postura cum respiro cum flusso energetico, che si limita a rafforzare l'ego, facendo sognare l'illuminazione in un reportorio visionario di luci e parvenze squisitamente psicologiche, occorrerebbe squarciare il velo: un albergo con piscina tra colline lussereggianti non è luogo per chi si picca di vivere semplicemente e magari con compassione amorevole verso il prossimo. Bensì è luogo per chi si crede superiore, eletto, indegno di condividere la miseria e la sofferenza del volgo.

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  6. Sarà come dici tu Anonimo. Ognuno ci vede la sua realtà in ciò che legge o vede. La mia idea rimane quella "live simply take it easy". Vivi semplicemente, prendi la via semplice. Definire i contorni non ha senso, ognuno sceglie i suoi. Alberto

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  7. Sì, Alberto, il punto però non è il relativismo della realtà (a noi accessibile), e nemmeno il pluralismo delle vie per accedervi, il punto è il tuo definirti "cattolico". La via semplice, come tu ben dici, è larga e chi la percorre non puoi essere cattolico. La via cattolica è per definizione "stretta", non regala il mondo (felicità, benessere, potere), si limita a salvarti l'anima. Come vedi è tutta una questione di termini, non solo perchè col linguaggio costruiamo il mondo, ma anche perché non si può mangiare una Sacher Torte come se fosse un Mont Blanc (Nanni Moretti insegna). Mind not to slip in the underworld while downshifting so hard!

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I commenti sono un'ottimo esercizio di brainstorming

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